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giovedì 11 marzo 2010

SICUREZZA. I RILIEVI DELLA COMMISSIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI LAVORI PUBBLICI

A Torino gallerie a rischio incendi senza piano d’emergenza, 13 chilometri di gallerie a rischio per la mancanza di un piano d'emergenza.

Indagine di Guariniello sui treni sotto la città

Dopo l’effetto lumaca dell’alta velocità - per cui Trenitalia potrebbe essere definita Frenitalia - un altro problema ferroviario allarma la procura torinese. Le gallerie sotterranee, oltre 13 km nel cuore della città, non sono sicure. Il pool del procuratore Raffaele Guariniello ha accertato l’assenza del Piano d’emergenza esterno.

Una carenza rilevata anche dalla Commissione del Consiglio nazionale dei lavori pubblici. Un problema che Guariniello ha già esposto, in una lettera, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. Non solo, il magistrato ha informato anche l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf, in sigla). I rischi, sul piano della sicurezza, non sono certo trascurabili. Tanto per capirci, in mancanza del Piano, com’è possibile conoscere le strategie da adottare in caso di incendi o incidenti in galleria? Al momento, appunto, non è dato saperlo.

E dire che il Piano è previsto dal decreto legislativo del 28 ottobre 2005. Parole al vento. Come non bastasse, poi, ci sono lacune anche nel Piano d’emergenza interno. Quest’ultimo esiste, ma è stato considerato «inadeguato e insufficiente» sia dalla procura sia dalla Commissione nazionale dei lavori pubblici.

Le gallerie interessate sono quelle sulla linea «storica» tra Porta Nuova e Porta Susa (2 km e 800 metri), sul «passante» tra Lingotto e Porta Susa (3 km e 600 metri), sulla «diretta» tra Porta Nuova e Porta Susa (non ancora terminata, 2 km e 800 metri) e sul «quadruplicamento» tra Porta Susa e corso Grosseto (4 Km e 600 metri).

L’attenzione di Guariniello alla rete ferroviaria sotterranea non è casuale. Nasce dalla preoccupante constatazione che spesso i treni merci che trasportano materiale infiammabile non sono stati sottoposti ai necessari controlli. Dopo che uno di questi era ripartito, dallo scalo di Orbassano, senza la bonifica del serbatoio in seguito allo sversamento di Gpl, Guariniello ha indagato per «pericolo di disastro ferroviario» l’amministratore della compagnia francese, proprietario incauto perché non aveva provveduto alle necessarie verifiche. E impressi nella memoria ci sono ancora i 31 morti dell’esplosione di Viareggio, l’estate scorsa. Il magistrato ha quindi sollecitato sul tema l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Che nell’ultimo mese ha avviato una serie di controlli di frontiera per tutte le ferrocisterne provenienti dall’estero. Il 7 febbraio scorso, per esempio, a Ventimiglia ne è stata bloccata una che perdeva Gpl. Di qui al monitoraggio delle gallerie sotto terra, il passo è breve. Che cosa succederebbe, infatti, in caso di una perdita di gas da un ferrocisterna bloccato in galleria? Se allo sversamento del materiale infiammabile seguisse un incendio, quali sarebbero le conseguenze? «La scena che si prospetterebbe è a dir poco apocalittica» osserva Raffaele Guariniello, da sempre in prima linea in difesa del diritto alla sicurezza. A questo punto, la parola passa al Ministero e all’Ansf.

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